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Gravissimo atto di violenza istituzionale alla casa delle Donne Lucha y Siesta. Chiediamo l’immediata archiviazione del procedimento giudiziario.

Il 18 gennaio 2021, alle 7.30 del mattino, senza alcun preavviso e approfittando del cancello aperto da uno dei figli delle donne che stanno facendo il loro percorso di fuoriuscita dalla violenza nella Casa delle donne Lucha y Siesta, le forze dell’ordine sono penetrate nella struttura, gli agenti sono saliti fin nelle camere e hanno identificato una per una tutte le persone presenti.Una procedura violenta e ingiustificata, considerato che i nomi di donne e minori accolte da Lucha y Siesta sono ben noti, grazie a rapporti con il servizio sociale e a screening sanitari precedenti l’ingresso nella struttura, ma soprattutto perché sono state inviate a Lucha y Siesta da altre strutture – pubbliche o convenzionate – che non hanno posti sufficienti per accoglierle.

La Casa delle donne Lucha y Siesta a Roma esiste da 13 anni in uno stabile dell’ATAC, Azienda Tramvie e Autobus del Comune di Roma. Un edificio e un giardino che erano abbandonati e che sono stati trasformati in Casa delle donne, centro antiviolenza, casa rifugio e casa di semiautonomia, presidio di elaborazione politica femminista e transfemminista, spazio cittadino di solidarietà e empowerment, un vero bene comune.

L’ATAC, per ripianare i propri debiti, ha previsto di vendere l’immobile, pensando di poter cancellare un’esperienza complessa che fornisce 14 dei 25 posti letto per donne che fuoriescono da situazioni di violenza a fronte dei quasi 300 previsti dall’Expert Meeting sulla violenza contro le donne dell’Unione Europea (1999), ratificato dall’Italia nel 2013, e necessari per attuare la Convenzione di Istanbul. Un luogo che è istituzione, come testimoniato da 13 anni di collaborazione con la rete antiviolenza nazionale, sottolineato da una delibera del municipio in cui si trova, accertato da una sentenza dello stesso Tribunale di Roma, nonché confermato dall’impegno pubblico della Regione Lazio, che ha stanziato i fondi necessari a partecipare all’asta e restituire l’immobile alla comunità che lo anima. Quello contro la Casa delle donne Lucha y Siesta è stato un gravissimo atto di violenza istituzionale, in nome di principi come la legalità e il decoro, svuotati di significato e mal posizionati nell’ordine delle priorità collettive.

Perché tanto accanimento contro Lucha y Siesta a Roma, ma anche contro La limonaia a Pisa e la Magnifica a Firenze, spazi imprescindibili per assumere collettivamente la consapevolezza che la violenza di genere è un problema strutturale e sistemico che ci riguarda tutte? Azioni di questo genere sono la risposta intimidatoria e autoritaria di istituzioni carenti e spaventate dall’enorme produzione di pensiero e di battaglie politiche che in spazi come Lucha y Siesta prende vita.

Sappiamo bene che preservare questi spazi di relazioni orizzontali, di decostruzione di stereotipi, privilegi e dinamiche di potere, di risignificazione della proprietà è un lavoro lungo, che richiede cura, sorellanza e consapevolezza, un lavoro che continueremo a fare ogni giorno, insieme. Ma sappiamo anche che una parte fondamentale di questa infinita battaglia è riprenderci, un pezzetto alla volta, ciò che ci spetta.

Quello che – immediatamente, invece – spetta alle donne identificate nella Casa delle Donne Lucha y Siesta è che non si dia seguito a quei fogli senza senso che sono state costrette a firmare.Quello che vogliamo – come collettività tutta, rete professionale dell’antiviolenza, chiunque si senta solidale con il suo operato nonché chiunque riconosca il valore di luoghi preziosi e ricchi come Lucha y Siesta – è l’immediata archiviazione del procedimento giudiziario per infondatezza della notizia di reato.

Questa caccia alle streghe è violenta per chi ne è oggetto, imbarazzante per chi la osserva, ingiusta per tutte. Spazi come Lucha y Siesta non possono più essere attaccati, è ora di moltiplicarli.

Aderisci scrivendo a: segreterialys@gmail.com