dal movimento NO TAV
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Questo è un appello accorato che chiediamo di far girare il più possibile.

Non possiamo rimanere in silenzio!

Dana, Fabiola, Stefania e Manuela, detenute nel carcere di Torino, da ieri hanno iniziato uno sciopero della fame ad oltranza contro le disumane condizioni vissute nel penitenziario.

Tutto è nato due giorni fa, quando a decine di parenti, in modo arbitrario, sono state negate le visite in quanto, in zona arancione, non sarebbe possibile incontrare gente proveniente da fuori comune. I e le parenti non sono stati solo respinti ma colpevolizzati per aver cambiato comune e minacciati di sanzione.

Questo accade dopo due mesi durante i quali i colloqui in presenza erano stati annullati,  sostituiti da 5 videochiamate di mezz’ora, quindi senza garantire le 6h di colloquio previste da normativa. Poi finalmente il ministero sblocca la possibilità di visitare detenut*, i/le parenti si accalcano ai cancelli del carcere per prenotare ma gli uffici sono aperti ad intermittenza e senza indicazioni di orario: per prenotare devi “tentare la sorte” recandoti continuamente al carcere e sperando sia aperto.
Noi in questa bolgia siamo riusciti a prenotare solo 2 colloqui su gennaio ma anche ai genitori di Dana, residenti fuori Torino, brutalmente viene impedito il colloquio.

Questo regolamento è sconosciuto! Non è pubblicato da nessuna parte, nessuno lo comunica e lo si scopre a piccole dosi di giorno in giorno.

Uno stillicidio senza controllo che sta massacrando i diritti dei detenuti e dei loro cari.

Dana, Fabiola, Stefania e Manuela hanno perciò cominciato la loro protesta pacifica e determinata, chiedendo alla direzione del carcere 5 cose molto chiare e  basilari:

1. Ripristino delle videochiamate per i detenuti che non possono fare i colloqui in presenza;

2. per chi può svolgere i colloqui in presenza, dato che sono ridotti, poter completare le 6h mensili previste dalla legge, con videochiamate;

3. ripristinare il servizio di prenotazione visite via mail;

4. togliere la chiamata all’avvocato dalle 6h di colloqui parentali previste dalla legge;

5. Essere inseriti nel piano vaccinazioni dal quale i detenuti, al momento, sono completamente esclusi, inoltre uno screening della salute delle persone detenute.

In queste ore stiamo contattando la garante delle detenute, le associazioni che si occupano dei diritti umani e chiunque sia sensibile al tema.

Fai girare questo appello, non possiamo lasciarle sole!