Due storie tratte dalla bottega del Barbieri : L’apicultrice Leydy Aracely Pech Martín, che vince la Monsanto
Nemonte Nenquimo rappresentante di una comunità indigena dell’Ecuador. La BBC, a novembre, l’ha inclusa nella lista delle 100 donne più importanti a livello mondiale.
* L’etiope Agitu Gudeta, fuggitiva dall’Etiopia, dalle campagne di repressione contro i dissidenti e i contadini, arriva in Italia nel 2010. In Trentino, lei – immigrata, donna, con sole 200 euro – con il suo coraggio e fede nel recupero delle terre, combatte tutti i pregiudizi e, grazie alla cura prestata alla terra e all’essere vivente, dà vita a un’azienda agricola – La Capra felice – dove gli animali possono pascolare tranquillamente su circa 11 ettari di terreno senza subire sistemi di allevamento intensivo e dove produce formaggio in maniera sostenibile. Agitu Gudeta questo 29 dicembre è stata uccisa.
Lei sopravviverà
https://www.open.online/2020/12/30/chi-era-agitu-gudeta/
Le donne e il 2021, il messaggio di Susanna Camusso
Si usa formulare i buoni propositi per l’anno nuovo, ancor più se l’anno che si saluta è il 2020, un anno che ha sconvolto le nostre vite , che ha
svelato fragilità e diseguaglianze che in troppi non volevano vedere, gli stessi che invocano il ritorno alla normalità.
Non mi eserciterò in buoni propositi ma in pensieri, pensieri che descrivono strade diverse, provano a disegnare quel cambio di paradigma che tanti invocano, e poi si traduce in ricette già viste perché non ci si interroga sulle ragioni della fragilità del mondo e sul come ripararlo.
Il primo pensiero è che senza le donne, continuando ad escluderle e a marginalizzarle, non c’è cambio di paradigma.
Senza le donne non si farà, non solo perchè è già dimostrato che dove governano le donne si è affrontata meglio la pandemia, ed ognuno ed ognuna di noi sa che sono le donne in prima linea nel garantire quei servizi essenziali per affrontare la difficile quotidianità di questo lungo periodo foriero di insicurezze e paure. Ma senza le donne non si farà perché mancherebbe quello sguardo e soprattutto quei saperi che leggono il bisogno di cura, che sanno declinare l’economia della cura.
Il mondo ha bisogno di cura, perchè lo stiamo distruggendo , ha bisogno di rammendo e di scelte davvero diverse, che non lo inquinino e non lo consumino, ha bisogno di economia circolare, di produrre e riprodurre e non di armi che inquinano e distruggono.
Di cura hanno bisogno le persone, sanità pubblica che renda effettivo il diritto alla salute, di prevenzione, di prossimità, di presa in carico.
Di cura ha bisogno il lavoro, precario, sfruttato, frammentato, che ha invece bisogno di salute, sicurezza, certezze e qualità
Di cura ha bisogno l’economia piegata al profitto che arricchisce pochi ed impoverisce molti
Di cura hanno bisogno bambine e bambini, di socialità di gioco e di creatività Di cura hanno bisogno ragazzi e ragazze , cura della loro istruzione delloro poter scommettere su futuro e progetti, di cura hanno bisogno le opportunità e la mobilità sociale
Di cura ha bisogno il territorio perchè non frani e non degradi, come di cura hanno bisogno le città perchè non siano estese periferie
Di cura hanno bisogno le anziane e gli anziani non di solitudine e di dipendenza
Di cura hanno bisogno gli spazi domestici perchè non siano luogo di sopraffazione e di violenza
Di cura hanno bisogno le menti, perchè conoscenza, formazione, cultura, arte, non siano privilegi
Di cura ha bisogno l’informazione perchè le parole sono pensiero e la violenza si definisce come tale senza complicità ed indulgenze Di cura ha bisogno l’intelligenza artificiale perchè non riproduca stereotipi diseguaglianze
Di cura hanno bisogno le amministrazioni e le istituzioni perchè è loro responsabilità l’attuazione dei diritti sociali e di cittadinanza;
cittadinanza di cui hanno bisogno migranti e rifugiati, cura di persone che “non vediamo” ma sfruttiamo.
Cura è politica, economia, fondamento e non può essere reclusa nelle case, nella inventata “naturale propensione” femminile, funzionale a chiudere le donne nelle case ed escluderle dal palcoscenico pubblico. Palcoscenico pubblico che ha bisogno di cura perché reso cieco dal patriarcato e dalla non rappresentanza delle donne.
Pensieri non propositi, ma forse imperativi per il tempo futuro, checomincia nel 2021. Imperativi irrealizzabili senza la forza delle donne,
senza i loro saperi e il loro pensiero. Forza e pensiero che abbiamo visto, anche in quest’anno orribile, cambiare la storia di paesi o nel tenereaperta la speranza con le loro mobilitazioni. Forza data da conquiste che continueremo a difendere che hanno reso migliore la vita di tutte e tutti.
Solo pensieri, solo imperativi: in verità, una vera e propria emergenza che richiede il nostro straordinario impegno.
Buon 2021!
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