La riapertura del Forlanini era ed è parte di un processo di potenziamento e riqualificazione delle reti sanitarie di cui la città ha bisogno, ma è anche importante elemento di un processo di rigenerazione urbana e sociale di un significativo quadrante cittadino e quindi dell’intera città di Roma.
Qualche settimana fa la CGIL ha richiesto e ottenuto dalla Regione Lazio che la presidenza della giunta affiancata dagli assessorati alla Sanità ed al Bilancio riaprisse la discussione sul riuso dell’insieme del complesso del Forlanini.
Il confronto di merito si sta sviluppando sulla base delle proposte presentate già nel 2016 dal sindacato e dal coordinamento dei comitati e dei cittadini per il Forlanini bene comune che oggi, insieme al tavolo negoziale, ne rivendicano la realizzazione.
Quelle proposte a suo tempo sono state anche confermate dal “Bando delle idee” (una consultazione parallela all’iniziativa sindacale e dei comitati), voluta e promossa on line dalla Regione Lazio.
C’è da osservare come la vicenda del Covid stia rendendo sempre più evidente agli interlocutori presenti al tavolo negoziale il fatto che il riaffermato, necessario, potenziamento del Servizio Sanitario regionale passi anche attraverso la restituzione del Forlanini alla città di Roma.
È per questo che l’eventuale, auspicabile allocazione in Roma dell’Agenzia europea per la ricerca biomedica non va considerata come la variabile cui far dipendere “a cascata” il riuso nel suo insieme del complesso del Forlanini.
Su questo punto nella riunione del 10.11.2020 non vi sono stati dispareri con le istituzioni regionali, rappresentate dalla presidenza della giunta affiancata dagli assessorati alla Sanità e al Bilancio.
Che l’Italia ottenga o meno d’ospitare l’Agenzia e che la sede italiana sia Roma piuttosto che Padova, la riapertura e la valorizzazione del Forlanini è un obiettivo sul quale il confronto sta andando avanti.
La consapevolezza condivisa è che la discussione attuale sul futuro del Forlanini avviene in una fase del tutto diversa da quella in cui, con il dissenso della CGIL, si erano formulate nel tempo diverse ipotesi poi consumate e tramontate.
A partire da questi due punti esplicitati e dentro un cronoprogramma che le parti stanno rispettando, il confronto in corso si muove su diversi punti: il primo è quello della verifica, della condivisione delle proposte di riutilizzo del complesso per svolgervi funzioni socio sanitare, sociali e culturali.
Le proposte con cui si specificano queste tre funzioni e che CGIL e Coordinamento hanno portato al confronto sono:
- l’apertura di una RSA pubblica da definire, quanto a dimensione, articolazione e tipologia;
- l’apertura di una Casa della salute;
- la collocazione di ambulatori della ASL RM3 oggi in sedi inidonee e con costi di affitto elevati;
- un “Polo didattico” con la scuola di formazione di operatori sanitari necessari al rilancio della sanità pubblica, con la formazione e l’aggiornamento degli OSS e delle figure dell’assistenza domiciliare socioassistenziale (una sede contigua a San Camillo e Spallanzani, sedi efficaci per il più adeguato svolgimento di tirocini pratici);
- attività sociali e culturali con l’utilizzazione degli spazi interni (teatro e sale diverse) e esterni;
- allocazione dell’Agenzia europea per la ricerca biomedica e per la gestione delle crisi sanitarie ove attribuita all’Italia;
- polo della ricerca pubblica in campo sanitario.
Alla luce dei prevedibili effetti del Covid credo si possa ragionare anche su una auspicabile previsione di una struttura di riabilitazione pneumologica (oggi la riabilitazione è tutta in committenza ai privati). Ciò tenuto anche conto che, con determinazione n. G11898 in data 14 ottobre 2020, sono stare approvate le “Linee di indirizzo organizzative per la riabilitazione respiratoria in pazienti affetti da polmoniti interstiziali su base virale SARS-COV-2 e virus simili” in cui si legge, tra l’altro che le esigenze riabilitative delle persone affette da COVID-19 sono potenzialmente complesse e comprendono aspetti respiratori, motori, cognitivi e psicologici).
Sulle proposte del sindacato per la riapertura del Forlanini, alla fine del secondo incontro del 10 novembre 2020 l’interlocutore istituzionale ha risposto evidenziando:
– di essere d’accordo per l’apertura di due RSA pubbliche (ognuna di 70 pl) e di aver avviato un piano di fattibilità su cui confrontarsi (che la CGIL ha inserito tra le cose di cui al protocollo d’accordo sottoscritto con la Regione per l’apertura di 20 RSA pubbliche nel Lazio);
– di voler aprire una Casa della Salute;
– di essere favorevole all’inserimento dei poliambulatori della RM3 nel Forlanini (il che da tempo è oggetto di una specifica richiesta scritta anche della ASL RM3);
– di avere un orientamento favorevole all’allocazione nel Forlanini di un “Polo didattico” con la scuola di formazione di operatori sanitari (orientamento esplicitato dall’assessore al Bilancio). Man mano, con metodo e concretezza, si procederà all’esame e alla messa a punto di questi e parimenti degli altri punti di rilievo evidenziati o che verranno all’evidenza.
La CGIL ha chiesto agli interlocutori istituzionali di condividere un metodo nell’affrontare una questione importante e impegnativa quale il riuso del Forlanini:
a) esaurire la discussione sulla individuazione degli “specifici“ del riuso del complesso; b) a seguire, avere un quadro certo delle risorse finanziarie che la Regione ritiene necessarie e che intende impegnare. È da iniziare un primo confronto d’impostazione su: 1) le allocazioni funzionalmente più idonee all’interno dei diversi immobili presenti nel complesso; 2) una valutazione dei diversi fattori necessari ai piani di fattibilità degli specifici obiettivi che si stanno via via condividendo (ivi compresa la Agenzia europea per la ricerca biomedica ove allocata in Roma).
È previsto, a breve, un sopralluogo nel complesso del Forlanini da parte dei partecipanti al tavolo di confronto.
Il 23 marzo 2017 alla fine di un incontro l’assessore al Bilancio Sartore si era impegnata ad avviare la costituzione di un tavolo di confronto aperto, per monitorare lo stato d’avanzamento del progetto di riorganizzazione del Forlanini. Quel confronto è arrivato solo alla fine del 2020 ed è in svolgimento.
Questa prima fase evidenzia tuttavia, finalmente, una concretezza della discussione di merito che va sottolineata e salvaguardata nei prossimi incontri al tavolo negoziale.
Non ci sono da fare, per ora, bilanci sia pure parziali. I bilanci, come sempre, si fanno alla fine.
Avviare sin da ora il complessivo rinnovamento del Forlanini deve essere l’obiettivo primario sul quale, insieme, istituzioni locali, regionali e della città di Roma, collaborino mettendosi in maggior sintonia con le rappresentanze sociali che da anni incessantemente stanno chiedendo che il Forlanini sia di nuovo bene comune nella disponibilità dei cittadini
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