Segnaliamo la lettera al Direttore del “Quotidiano Sanità” di Francesca Anna Perri, Dirigente Medico 118, Vicepresidente Area Centro Italia SIS 118.
http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=89647
06 NOV – Gentile Direttore,
come lei sa, io faccio attività sindacale, politica e scientifica, ma sono soprattutto un Medico che vive tutte le difficoltà del momento legate all’epidemia, già vissute nella prima ondata, e che si stanno ripetendo nella seconda ondata per i pazienti e per tutti gli operatori sanitari. La nostra voce purtroppo rimane inascoltata ancora oggi, e questo, mi permetta è inaccettabile.
Personalmente oltre un mese fa, alla data del 21 Settembre, ho detto che la seconda ondata era arrivata e noi tutti, ancora una volta ci siamo trovati impreparati a dover sopperire alle carenze organizzative del Servizio Sanitario Nazionale e dei vari Sistemi Regionali.
Eppure siamo noi operatori che garantiamo la Salute,in condizioni difficili, stressanti, e con mancanza di rispetto dalle stesse Istituzioni. Siamo stati definiti eroi, ma da “eroi”,”angeli”, in un attimo si è passati all’insulto, se non addirittura alla denuncia perchè le persone facilmente scambiano le responsabilità che sono tutte in capo alla politica, con la responsabilità degli operatori sanitari, che fanno quello che possono, ben oltre il loro dovere, mi creda, con quello che hanno a disposizione, che è soprattutto il loro “sapere”. Questo ovviamente riguarda tutti gli operatori, nessuno escluso, dagli ospedalieri, agli specialisti ambulatoriali, ai Medici di Medicina Generale, agli infermieri e OSS.
Un capitolo a parte merita il 118. Come vicepresidente area Centro-Italia, di una società Scientifica quale è la SIS 118, vorrei sottolineare poi che il nostro sapere di “ambulanzieri” come qualcuno si ostina a definirci, senza precisare che siamo professionisti con tanto di specializzazione, è quanto mai concreto, noi siamo coloro che arrivano ovunque, laddove altri non arrivano o non vogliono arrivare, siamo quelli che entrano nelle case delle persone, siamo quelli che hanno un contatto stretto coi pazienti, sempre, in condizioni difficili e siamo chiamati spesso a risolvere situazioni a dir poco imbarazzanti, oltre a quelle per cui siamo nati come 118.
Il Sistema 118 doveva essere la quarta gamba del Servizio Sanitario Nazionale, doveva servire da cerniera fra Ospedale e territorio, doveva garantire la tempestività d’intervento nelle patologie Tempo-Dipendenti, e ora, oltre a tutto ciò che ci è stato chiesto di fare negli anni (TSO, Constatazioni di Decesso, Liti familiari, codici verdi trattabili a domicilio a qualsiasi ora del giorno o della notte) , siamo stati coinvolti a pieno regime nell’Epidemia da Sars2-Covid 19 e noi non ci siamo tirati indietro, anzi.
Eppure tutti i nostri sforzi, tutto il nostro sapere, viene vanificato riducendoci a meri esecutori di ordini calati dall’alto. Non veniamo mai convocati per ascoltare il nostro parere, il nostro Presidente Nazionale Mario Balzanelli ha proposto per primo, tramite i media, l’uso di un saturimetro gratuito per monitorare la Saturazione dei pazienti sospetti a domicilio, adesso a distanza di mesi ne parlano tutti, come elemento necessario per valutare i primi sintomi respiratori.
Abbiamo presentato al Senato, grazie alla Senatrice Castellone delM5S, delle proposte ben precise sul riordino del 118, ma il disegno di legge è fermo, pur trovando appoggi trasversali, quali quelli dell’Onorevole Fassina alla Camera, dove ha cercato di incardinarlo in calendario. Nel contempo però tutti hanno voluto dire la loro su tale proposta e sono in genere persone che non hanno mai lavorato su strada, ma che pretenderebbero di governare il Sistema.
Abbiamo partecipato alle discussioni cliniche e scientifiche nel “gruppo dei 100.000 medici”, con delle nostre proposte, e in quella occasione almeno il Ministro Speranza ha risposto, devo riconoscerlo… Ma intanto noi stiamo sempre in prima fila a soccorrere le persone e fra queste soprattutto le persone “fragili” che stanno nelle RSA/Case di Riposo, dove ci si chiede di portarli in Ospedale, anche contro il loro parere, appena risultano positivi ad un tampone, pur essendo asintomatici o paucisintomatici.
Ma non sarebbe più semplice attrezzare la RSA con stanze di isolamento, o addirittura interi piani di isolamento, con equipe Medico-Infermieristica e personale ausiliario in h 24, adatto a seguire i pazienti stessi, in quella che ormai, volente o nolente queste persone considerano la loro “Casa”? La violenza di un ulteriore strappo alle loro già fragili radici, deontologicamente è inaccettabile.
Così come è inaccettabile che stiano ore e ore sulle nostre barelle, per mancanza di posti letto e di spazi in Ospedale, assistiti dal personale del 118, che oltretutto rimanendo bloccati col paziente a bordo, non possono andare a soccorrere altre persone, per altre patologie (che non sono miracolosamente scomparse, ma che esistono e si rischia di non arrivare in tempo) come si è verificato in questi giorni, in tutta Italia.
Ecco, “l’uovo di colombo”, tutto il personale medico-infermieristico-ausiliario, che si è generosamente offerto per fare le USCA, potrebbe in parte essere deviato ad assistere i pazienti nelle loro “Case”, oppure si potrebbe utilizzare tutto il personale dichiarato “non abile” al Servizio attivo al 118, riservando un eventuale trasferimento in Ospedale solo ai casi gravi.
Tutti ormai sanno e sostengono che il trattamento precoce per bloccare la cascata infiammatoria abnorme scatenata dal virus, si può fare al proprio domicilio, l’importante è riconoscerlo, indipendentemente dall’esito del tampone, che magari arriva tardi, e il riconoscimento della fase precoce attiene prettamente alla clinica.
Non mi stancherò mai di ripeterlo ed esorto i miei Colleghi tutti ad esercitarla la Clinica Medica, l’abbiamo studiata tanto, la pratichiamo tanto, abbiamo il polso della situazione, ma sempre dall’alto ci viene calato tutto, adesso è ora di ascoltare l’esperienza di chi vive insieme ai pazienti tutti i disagi non solo di questa epidemia, ma anche derivanti dalla carenza di organico,di posti letto, di territorio lasciato allo scoperto, di dipartimenti di Igiene e Prevenzione, pressocchè scomparsi , di 118 che non è composto di semplici “ambulanzieri”.
Francesca Anna Perri
Dirigente Medico 118
Vicepresidente Area Centro Italia SIS 118
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