Diffondiamo, tramite il link che segue, la lettera inviata da SPI CGIL Roma Lazio al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dove si richiedono funerali solenni per Willy con la partecipazione delle autorità civili e rappresentanti del governo.
“…Dare solennità alle sue esequie dimostrerebbe che le istituzioni e la società civile italiana esprimono con forza una condanna senza appello non solo della violenza, ma soprattutto della cultura della prevaricazione, dei crimini di odio e della supremazia razziale di genere o di classe…”
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Reti di pace sottoscrive l’appello e inviamo l’articolo di Alessandro Robecchi “Colleferro. E’ troppo alto il tasso di fascistità e di violenza nell’aria” pubblicato il 9 settembre su “il Fatto Quotidiano”, (vedere alessandrorobecchi.it); in allegato, con il titolo “Veleni fascisti”
Ringraziamo Gianfranco per la segnalazione dell’articolo.
Colleferro. È troppo alto il tasso di “fascistità”
e di violenza nell’aria
di Alessandro Robecchi | 9 SETTEMBRE 2020
Non c’era bisogno dei recenti fatti di cronaca, come l’omicidio di Colleferro, per capire che nel Paese è in atto, e a piede libero, una certa tendenza alla “fascistità”. Mi scuso per la brutta parola, ma siccome quando si parla di “fascismo” tutti saltano su come tappi a dire che non è allarmante, che sono casi isolati, eccetera eccetera, allora mi appello a quest’altra categoria dello spirito. Che sarebbe – i due fratelli di Colleferro e gli altri due accusati di omicidio lo dimostrano bene – più una predisposizione al fascismo, diciamo un’inclinazione armoniosa di accoglienza: ammazzare di botte la gente, del resto è una specialità della casa da almeno un secolo.
Si è letta sull’argomento molta sociologia improvvisata, come sempre in questi casi, e anche qualche tentativo di minimizzare: il bullismo, le arti marziali… Insomma, anche se stavolta sarà più difficile, sta sempre in agguato l’avvoltoio che dirà: “Ragazzate”. Il fatto che a Colleferro e dintorni li conoscessero tutti, e tutti sapessero del loro alto tasso di violenza e “fascistità”, non migliora le cose, anzi, sta a testimoniare che ampie dosi di quel virus, anche organizzate, sono vive e operative nel tessuto sociale, qui e là, in tutto il Paese. In qualche modo conosciute, in qualche modo tollerate, emergono poi a cose fatte, dopo il pestaggio, dopo il morto.
Eppure, l’argomento è frettolosamente circumnavigato, ogni volta l’attenzione si sposta su altri fattori, questa volta la polemica è virata sulle palestre e le arti marziali, altre volte sul disagio sociale, altre ancora sul bullismo, o lo spaccio. Insomma, c’è un gran lavorìo dei titolisti per allontanare dalle tragedie come quella di Colleferro (e se ne contano ormai parecchie) anche solo il sospetto di elementi di fascismo applicato. Poi, quando leggi le cronache, gli ambienti, le frequentazioni, i loro video sui social, i parenti che dicono “tanto ha solo ammazzato un immigrato”, ti accorgi che invece il tasso di “fascistità” è alto, anche quando non si tratta di fascismo conclamato tipo saluti romani e svastiche tatuate. Un’adesione fisica, insomma, quasi pre-ideologica, che si esprime a cazzotti e intimidazioni, che rappresenta, per le formazioni della destra ultras (e meno ultras), un notevole terreno di caccia.
Non è solo la cronaca nera, a rilevare varie pulsioni fasciste e molta “fascistità” già matura e pronta da cogliere. La manifestazione negazionista di Roma, per esempio, ha generato sui media un misto di condanna e sarcasmo, ma tutti incentrati sulla stupidità dei presenti. Il finto prete che parla del demonio, la signora preoccupata che la avvelenino coi vaccini, il complottismo esasperato e esilarante del “ci controllano col 5G”. Pochi hanno invece fatto notare che la manifestazione è stata convocata da Forza Nuova, formazione fascista, e che sul palco ha parlato il leader Giuliano Castellino, già condannato a cinque anni e sei mesi (primo grado) per aggressione. Insomma, grande biasimo e grande sarcasmo per i mattacchioni e gli svitati che danno la colpa del Covid a Bill Gates, ma poco scandalo sul fatto che un fascista già condannato per un pestaggio possa in qualche modo organizzare un raduno in piazza.
È come se questo conclamato e visibile aumento del tasso di “fascistità” nell’aria venisse un po’ volutamente ignorato, aggirato, sottaciuto o messo in ombra, un po’ come se creasse imbarazzo, o fastidio, invece di essere trattato per quello che è: una (un’altra!) emergenza nazionale.
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