di Domenico Gallo – Il Fatto Quotidiano
Il 29 e 30 giugno si è svolto a Madrid un summit della Nato a livello di capi di Stato e di governo che è stato definito “storico” dal suo Segretario generale e come tale qualificato dai principali organi d’informazione internazionali.
A conclusione dei lavori, il pomeriggio del 30 giugno, Stoltemberg/Stranamore con soddisfazione ha annunziato che: “I leader hanno approvato un nuovo concetto strategico della Nato, il progetto per l’Alleanza in un mondo più pericoloso e competitivo stabilisce l’approccio della Nato alla Russia e ad altre minacce, compreso il terrorismo, il cyber e le minacce ibride. Per la prima volta, il concetto strategico affronta le sfide poste dalla Cina”.
Una volta tanto siamo d’accordo con Stoltenberg/Stranamore, si è trattato di un vertice storico che ha sancito la definitiva trasformazione della Nato (già in atto da tempo) da alleanza politico-militare, volta a creare una infrastruttura militare integrata per rafforzare la capacità individuale e collettiva dei suoi membri di resistere a un attacco armato in Europa e nell’Atlantico settentrionale (artt. 3 e 5 del Patto atlantico), agendo nel rispetto Al punto 8 si legge testualmente: “La Federazione Russa è la minaccia più significativa e diretta per la sicurezza degli Alleati, alla pace e alla stabilità nell’area euro-atlantica. Cerca di stabilire sfere di influenza e di controllo diretto attraverso la coercizione, la sovversione, l’aggressione e l’annessione. Utilizza mezzi convenzionali, informatici e ibridi contro di noi e i nostri partner. La sua posizione militare coercitiva, la sua retorica e la sua comprovata volontà di usare la forza per perseguire i suoi obiettivi politici minano l’ordine internazionale basato sulle regole. La Federazione Russa sta modernizzando le sue forze nucleari e ampliando i suoi nuovi e dirompenti sistemi di lancio a doppia capacità, utilizzando al contempo una minaccia nucleare coercitiva. Il suo obiettivo è quello di destabilizzare paesi a est e a sud.
Nel Grande Nord, la sua capacità di disturbare i rinforzi alleati e la libertà di navigazione nell’Atlantico settentrionale è una sfida strategica per l’Alleanza. Il potenziamento militare di Mosca, anche nelle regioni del Baltico, del Mar Nero e del Mediterraneo, insieme alla sua capacità di interrompere i rinforzi alleati, insieme all’integrazione militare con la Bielorussia, sfidano la nostra sicurezza e i nostri interessi”.
Secondo un noto aforisma di Carl Schmitt, giurista tedesco teorico dello Stato nazista, una dichiarazione di guerra non è altro che l’individuazione di un nemico. Orbene il nuovo concetto strategico della Nato identifica chiaramente un nemico. In questo modo formula una dichiarazione di guerra, ci annuncia che noi siamo in guerra con la Russia.
Perché una guerra sia in corso non è necessario che parlino i cannoni, quello che conta è l’ostilità. L’ostilità è stata scolpita nella pietra del nuovo concetto strategico con parole che non potrebbero essere più chiare e che non lasciano spazi ad alcun dubbio interpretativo. Il linguaggio è quello di una guerra in corso, basti pensare al paventato pericolo che la Russia possa interrompere i rinforzi alleati. La guerra non si combatte solo con le armi, concorrono una pluralità di fattori economici, politici, culturali. Quando c’è uno stato di guerra si incrementano le spese militari e si giustificano i sacrifici, altrimenti inaccettabili, imposti alla popolazione civile.
A differenza della prima guerra fredda, quando le tensioni fra i due contrapposti blocchi politico-militari venivano controllate per evitare che sfociassero in un confronto armato, questa volta non c’è più nessun ritegno, anzi la Nato, pur evitando per adesso un confronto diretto, partecipa a un conflitto armato per interposta persona, con lo scopo dichiarato di fiaccare la potenza militare del nemico. Infatti la guerra in Ucraina è combattuta dalla Nato, che fornisce le armi, le munizioni, addestra le truppe, fornisce l’intelligence, dirige il tiro dei cannoni e dei missili, indicando gli obiettivi da colpire. Gli ucraini forniscono solo la carne da cannone, sono solo loro che muoiono, nell’indifferenza più glaciale degli Alleati.
Nel nuovo concetto strategico, non c’è neanche una virgola che lasci intravedere una via d’uscita dal conflitto attuale, che viene concepito come perpetuo.
Il rischio è che quando alla fine si arriverà al cessate il fuoco in Ucraina, non ci sarà alcun Trattato di pace che ci possa portare fuori da questa miserabile situazione di guerra. Ci sarà semplicemente una tregua d’armi mentre la guerra continuerà con altri mezzi.
Continuerà la corsa agli armamenti e la sfida militare nei confronti del nemico. Dopo che a Madrid si sono spente le luci del summit della Nato, è calato un grande silenzio.
Nel silenzio si avverte un brusio di fondo che cresce d’intensità, fino a divenire assordante. È lo strepitio degli zoccoli dei quattro cavalieri citati nell’Apocalisse di Giovanni che si avvicinano: morte, carestia, pestilenza e guerra.
Riusciranno i popoli europei a evitare di bere questo amaro calice?
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