di Noam Chomsky da Truthout.org
Mentre la Russia intensifica il suo assalto all’Ucraina e le sue forze avanzano su Kiev, i colloqui di pace tra le due parti dovevano riprendere il 14 marzo, poi sono stati rinviati un’altra volta al 15 marzo. Sfortunatamente, alcune opportunità per un accordo di pace sono già state sprecate, quindi è difficile essere ottimisti su quando la guerra finirà. Indipendentemente da quando o come finirà la guerra, tuttavia, il suo impatto si fa già sentire in tutto il sistema di sicurezza internazionale, come mostra il riarmo dell’Europa. L’invasione russa dell’Ucraina complica anche la lotta urgente contro la crisi climatica. La guerra sta avendo un pesante tributo sull’Ucraina e sull’ambiente, ma offre anche all’industria dei combustibili fossili una leva in più tra i governi.
Nell’intervista che segue, l’accademico e dissidente di fama mondiale Noam Chomsky condivide le sue opinioni sulle prospettive di pace in Ucraina e su come questa guerra possa influire sui nostri sforzi per combattere il riscaldamento globale.
Noam Chomsky, riconosciuto a livello internazionale come uno dei più importanti intellettuali viventi, è autore di circa 150 libri e destinatario di decine di premi prestigiosi, tra cui il Sydney Peace Prize e il Kyoto Prize (l’equivalente giapponese del Premio Nobel), e di decine di dottorati honoris causa dalle università più rinomate del mondo. Chomsky è Professore Emerito al MIT e attualmente Professore Emerito presso l’Università dell’Arizona.
C.J. Polychroniou: Noam, mentre un quarto round di negoziati doveva svolgersi oggi (14 marzo u.s., ndr) tra i rappresentanti russi e ucraini, ora è rinviato a domani (15 marzo u.s., ndr) e sembra ancora improbabile che la pace in Ucraina possa essere raggiunta presto. Gli ucraini non sembrano volersi arrendere e Putin pare determinato a continuare la sua invasione. In tale contesto, cosa pensa della risposta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky alle quattro richieste fondamentali di Vladimir Putin, che erano (a) cessare l’azione militare, (b) riconoscere la Crimea come territorio russo, (c) modificare la Costituzione ucraina per sancire la neutralità, e (d) riconoscere le repubbliche separatiste nell’Ucraina orientale?
Noam Chomsky: Prima di rispondere, vorrei sottolineare la questione cruciale che deve essere in prima linea in tutte le discussioni su questa terribile tragedia: dobbiamo trovare un modo per porre fine a questa guerra prima che si intensifichi, possibilmente fino alla totale devastazione dell’Ucraina e fino ad inimmaginabili e ulteriori catastrofi. L’unico modo è un accordo negoziato. Piaccia o no, questo deve fornire una sorta di via di fuga per Putin, o accadrà il peggio. Non la vittoria, ma una via di fuga. Queste preoccupazioni devono essere al primo posto nelle nostre menti.
Non credo che Zelensky avrebbe dovuto semplicemente accettare le richieste di Putin. Penso che la sua risposta pubblica il 7 marzo sia stata giudiziosa e appropriata.
In queste osservazioni, Zelensky ha riconosciuto che l’adesione alla NATO non è un’opzione per l’Ucraina. Ha anche insistito, giustamente, sul fatto che le opinioni delle persone nella regione del Donbass, ora occupata dalla Russia, dovrebbero essere un fattore cruciale nel determinare una qualche forma di accordo. In breve, sta ribadendo quello che molto probabilmente sarebbe stato un percorso per prevenire questa tragedia, anche se non possiamo saperlo, perché gli Stati Uniti si sono rifiutati di provarci.
Come si è capito da molto tempo, decenni in effetti, per l’Ucraina entrare a far parte della NATO sarebbe un po’ come se il Messico si unisse a un’alleanza militare guidata dalla Cina, ospitando manovre congiunte con l’esercito cinese e mantenendo armi puntate su Washington. Insistere sul diritto sovrano del Messico a farlo sarebbe oltremodo stolto (e, fortunatamente, nessuno solleva una tale istanza). L’insistenza di Washington sul diritto sovrano dell’Ucraina di aderire alla NATO è ancora peggiore, poiché pone una barriera insormontabile alla risoluzione pacifica di una crisi che è già un crimine sconvolgente e che presto diventerà molto peggiore se non risolta mediante negoziati a cui Washington si rifiuta di aderire.
Questo atteggiamento riguardo alla sovranità appare del tutto incoerente rispetto allo spettacolo caricaturale che dà di sé il leader mondiale del disprezzo sfacciato per questa dottrina, dileggiata in tutto il Sud del mondo, sebbene gli Stati Uniti e l’Occidente in generale, millantino la loro impressionante disciplina e si atteggino a difensori della sovranità, o almeno fingano di farlo.
Le proposte di Zelensky riducono notevolmente il divario rispetto alle richieste di Putin e offrono l’opportunità di portare avanti le iniziative diplomatiche intraprese da Francia e Germania, con un limitato sostegno cinese. I negoziati potrebbero avere successo o potrebbero fallire. L’unico modo per scoprirlo è provare. Naturalmente, i negoziati non andranno da nessuna parte se gli Stati Uniti persisteranno nel loro ostinato rifiuto di aderire, sostenuti dal commissariato virtualmente unito, e se la stampa continuerà a insistere affinché il pubblico rimanga all’oscuro rifiutandosi persino di riportare le proposte di Zelensky.
Per completezza d’informazione, dovrei menzionare che il 13 marzo il New York Times ha pubblicato un appello ai negoziati diplomatici che avrebbe portato avanti il “vertice virtuale” di Francia-Germania-Cina, offrendo al contempo a Putin una “via d’uscita”, per quanto offensiva questa potesse risultare. L’articolo è stato scritto da Wang Huiyao, presidente di un think tank non governativo di Pechino.
C.J. Polychroniou: Mi sembra peraltro che, in alcuni ambienti, la pace in Ucraina non sia in cima all’agenda. Ad esempio, ci sono molte voci sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito che esortano l’Ucraina a continuare a combattere (sebbene i governi occidentali abbiano escluso l’invio di truppe per difendere l’Ucraina), probabilmente nella speranza che la continuazione della guerra, in concomitanza con le sanzioni economiche, possa portare a un cambio di regime a Mosca. Eppure, non è forse vero che anche se Putin dovesse effettivamente cadere, sarebbe comunque necessario negoziare un trattato di pace con qualsivoglia governo russo possa venire dopo, e che si dovrebbero raggiungere dei compromessi per il ritiro delle forze russe dall’Ucraina?
Noam Chomsky: Possiamo solo speculare sulle ragioni della totale concentrazione di Stati Uniti e Regno Unito su azioni bellicose e punitive e sul rifiuto di unirsi all’unico approccio ragionevole per porre fine alla tragedia. Forse si basa sulla speranza di un cambio di regime: se è così, è criminale oltre che sciocco. Criminale perché perpetua la guerra feroce e impedisce anche solo la speranza di porre fine agli orrori, sciocco perché è molto probabile che se Putin venisse rovesciato qualcuno anche peggio di lui prenderebbe il suo posto. Questo è stato un modello costante per molti anni dopo l’eliminazione della leadership nelle organizzazioni criminali, come argomentato in modo molto convincente da Andrew Cockburn.
E nella migliore delle ipotesi, come dice anche lei, lascerebbe il problema dei negoziati dove si trova.
Un’altra possibilità è che Washington sia soddisfatta di come stia procedendo il conflitto. Come abbiamo discusso, nella sua follia criminale, Putin ha fornito a Washington un enorme dono: stabilire fermamente il quadro atlantista per l’Europa gestito dagli Stati Uniti ed eliminare l’opzione di una “casa comune europea” indipendente, una questione annosa negli affari internazionali fin dall’origine della Guerra Fredda. Personalmente sono riluttante a spingermi fino ad abbracciare le teorie delle fonti altamente qualificate di cui sopra, che concludono che Washington abbia pianificato questo risultato, ma è abbastanza chiaro che si stia verificando. E, forse, chi fa i piani a Washington non vede alcun motivo per agire andando a cambiare ciò che è in corso.
Vale la pena notare che la maggior parte del mondo si tiene lontana dal terribile spettacolo in corso in Europa. Un esempio significativo sono le sanzioni. L’analista politico John Whitbeck ha prodotto una mappa delle sanzioni contro la Russia: gli Stati Uniti e il resto dell’Anglosfera, l’Europa e parte dell’Asia orientale. Nessuno nel Sud del mondo, che sta guardando, sconcertato, mentre l’Europa torna al suo tradizionale passatempo di massacri reciproci mentre persegue incessantemente la sua vocazione di distruggere qualsiasi cosa scelga che sia alla sua portata: Yemen, Palestina e molto altro. Le voci nel Sud del mondo condannano il brutale crimine di Putin, ma non nascondono la suprema ipocrisia dell’atteggiamento occidentale verso i crimini, che sono poca cosa rispetto alle loro pratiche consuete, fino al presente.
C.J. Polychroniou: L’invasione russa dell’Ucraina potrebbe benissimo cambiare l’ordine globale, soprattutto con il probabile emergere della militarizzazione dell’Unione Europea. Cosa significa per l’Europa e la diplomazia globale il cambiamento nella strategia tedesca verso la Russia, ovvero il suo riarmo e l’apparente fine dell’Ostpolitik?
Noam Chomsky: L’effetto principale, sospetto, sarà quello che ho menzionato: un’imposizione più ferma del modello atlantista basato sulla NATO gestito dagli Stati Uniti e la riduzione ancora una volta dei ripetuti sforzi per creare un sistema europeo indipendente dagli Stati Uniti, una “forza terza” negli affari globali, come veniva talvolta chiamata. Questa è stata una questione fondamentale dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Putin per il momento ha regalato a Washington il suo sogno nel cassetto: un’Europa così sottomessa che un’università italiana ha cercato di vietare una serie di conferenze su Dostoevskij, per fare solo uno dei tanti esempi eclatanti di quanto gli europei si stiano rendendo ridicoli.
Nel frattempo, sembra probabile che la Russia si sposti ulteriormente nell’orbita della Cina, diventando ancor più una fonte di materie prime cleptocratica in declino di quanto non lo sia attualmente. È probabile che la Cina persista nei suoi programmi per incorporare sempre più il mondo nel sistema di sviluppo e investimento basato sull’iniziativa “Belt-and-Road”, la “via della seta marittima” che passa attraverso gli Emirati Arabi Uniti in Medio Oriente e l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. Gli Stati Uniti sembrano intenzionati a rispondere con il loro vantaggio comparativo: la forza. In questo momento, ciò include i programmi di Biden di “accerchiamento” della Cina con basi militari e alleanze, mentre probabilmente cerca anche di migliorare l’economia americana fintanto che viene incorniciata nella competizione con la Cina. Proprio quello che stiamo osservando ora.
C’è un breve lasso di tempo in cui rimangono possibili correzioni di rotta. Potrebbe presto finire mentre la democrazia statunitense, così com’è ancora, continua il suo corso autodistruttivo.
C.J. Polychroniou: L’invasione russa dell’Ucraina ha forse anche inferto un duro colpo alle nostre speranze di affrontare la crisi climatica, almeno in questo decennio. Ha qualche commento da fare su questa mia previsione piuttosto fosca?
Noam Chomsky: I commenti appropriati superano le mie limitate doti letterarie. Il colpo non è solo grave, ma può anche essere terminale per la vita umana organizzata sulla terra e per le innumerevoli altre specie che stiamo distruggendo senza ritegno.
Nel bel mezzo della crisi ucraina, l’IPCC ha pubblicato il suo rapporto del 2022, di gran lunga l’avvertimento più terribile che abbia mai prodotto. La relazione ha chiarito che dobbiamo immediatamente adottare misure ferme, senza alcun indugio, per ridurre l’uso di combustibili fossili e passare alle energie rinnovabili. Gli avvertimenti hanno ricevuto scarsa attenzione, e poi la nostra strana specie è tornata a destinare le materie scarseggianti alla distruzione e ad aumentare rapidamente il loro avvelenamento dell’atmosfera, mentre bloccava gli sforzi per districarsi dal suo percorso suicida.
L’industria dei combustibili fossili non riesce a nascondere la sua gioia per le nuove opportunità che l’invasione ha fornito per accelerare la distruzione della vita sulla terra. Negli Stati Uniti, il partito negazionista, che ha bloccato con successo gli sforzi limitati di Biden per affrontare la crisi esistenziale, tornerà probabilmente presto al potere, in modo che possa riprendere la dedizione dell’amministrazione Trump a distruggere tutto nel modo più rapido ed efficace possibile.
Queste parole potrebbero suonare dure, ma in verità non lo sono abbastanza.
Il gioco non è finito. C’è ancora tempo per un’inversione radicale di rotta. Se ne intuiscono i modi. Se c’è la volontà, è possibile evitare la catastrofe e virare verso un mondo molto migliore. L’invasione dell’Ucraina è stata davvero un duro colpo per queste prospettive. Sta a noi decidere se si tratti di un colpo mortale o meno.
Traduzione dall’inglese di Veronica Tarozzi. Revisione di Thomas Schmid.
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