GHEDI – Nel luogo più simbolico d’Italia insieme ad Aviano, domenica 6 marzo presidio
NO ALLA GUERRA
VIA LE BOMBE ATOMICHE DALL’ITALIA

Qui di seguito il link al reportage di Emanuele Giordana “La normalità di Ghedi che convive con le testati nucleari della base Nato”
https://ilmanifesto.it/la-normalita-di-ghedi-che-convive-con-le-testate-nucleari-della-base-nato/

SOTTO, L’APPELLO DEI MANIFESTANTI 

NON UN UOMO, NON UN’ARMA NON UN SOLDO PER LA GUERRA IN UCRAINA ! OPPONIAMOCI !

Esprimiamo solidarietà alla popolazione ucraina ed in particolare ai bambini, agli anziani, alle donne, a tutte le vittime innocenti di questo conflitto, siano esse schierate col presidente in carica o siano filo russe.

L’aggressione al territorio ucraino è stata scatenata da Putin e dal suo Governo, essi sono diretti responsabili delle vittime che la loro azione produce.

Il governo russo ha agito con cinismo ed ha risposto nel modo peggiore possibile ai tentativi di accerchiamento militare messi in atto da Stati Uniti, NATO e Unione Europea.

Mentre è principale compito dei pacifisti russi opporsi a Putin nostro compito primario, pur non negando le gravissime responsabilità del governo russo, è quello di evidenziare ed opporci alle politiche imperiali dell’Occidente.

L’attuale precipitazione militare in Ucraina è il risultato di una decennale politica di accerchiamento ed isolamento della Russia, perseguita con determinazione da parte degli Usa e dei loro alleati europei.

Una politica fatta di progressiva estensione del dispositivo militare NATO fin sotto i confini della Russia, con dispiegamento di micidiali armamenti e continue esercitazioni militari allo scopo di minacciare quel Paese e di ridimensionarne le aspirazioni a ritagliarsi un proprio spazio all’interno del mercato capitalistico mondiale. 

Un colpo decisivo a tali aspirazioni fu dato dal vero e proprio colpo di stato in Ucraina nel 2014 a seguito di una classica rivoluzione “colorata” sostenuta e fomentata dalle potenze occidentali e con evidenti connotazioni nazi-fasciste, che spostò definitivamente questo paese nell’orbita di influenza statunitense ed europea. Un risultato, questo, che ha provocato conseguenze durissime per la stessa popolazione ucraina attraverso la sottomissione alle ricette lacrime e sangue imposte dal Fondo Monetario Internazionale, la definitiva distruzione e svendita dell’apparato produttivo del paese, la penetrazione dei capitali occidentali, a cominciare da quelli italiani, che hanno spostato insediamenti industriali per poter usufruire di una classe lavoratrice sottoposta a condizioni di lavoro inaudite e salari da fame. La distruzione dello Stato sociale, l’aumento della disoccupazione e lo sfruttamento disumano hanno incrementato l’emigrazione di ucraini in cerca di una possibilità di sfuggire alla miseria crescente. Essendo in maggioranza donne, sono finite a fare le badanti e le domestiche nelle case degli occidentali a prezzi stracciati, per sopperire alla progressiva distruzione del welfare che avanzava anche in questi Paesi. 

A questo scenario apocalittico cercarono di sottrarsi due regioni orientali del Paese , a prevalente popolazione russofona, dichiarando la propria indipendenza con l’aspirazione di tornare a far parte della Russia per sfuggire al crescente sciovinismo ucraino e alla devastazione economico-sociale che si stava abbattendo sul Paese. Sottoposte a continue aggressioni da parte dello Stato ucraino, con il supporto di reparti organizzati da gruppi politici dichiaratamente nazisti e di quello delle potenze occidentali, in questi otto anni le due repubbliche hanno resistito strenuamente, pagando un prezzo altissimo in termini di distruzione e morti. (14.000).

Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la richiesta da parte ucraina di entrare a far parte della NATO e le dichiarazioni da parte del governo di voler arrivare a chiudere definitivamente la questione con gli indipendentisti del Donbass e del Lugansk, stracciando per l’ennesima volta gli accordi di Minsk.

Per la Russia ciò equivale ad una vera e propria richiesta di resa incondizionata.

Questa la dinamica dei fatti, che hanno portato alla crisi attuale e alla invasione dell’Ucraina da parte della Russia. 

Si tratta di una reazione difensiva da parte di uno stato, va comunque sottolineato, pienamente capitalista.

Se questo tentativo di progressivo strangolamento e ridimensionamento della Russia andasse in porto, le sorti della sua popolazione, e soprattutto del proletariato, sarebbero molto peggiori di quelle vissute sotto l’attuale blocco di potere rappresentato da Putin, come hanno potuto verificare sulla propria pelle gli ucraini in questi anni e come hanno potuto constatare gli stessi russi durante l’epoca eltsiniana, quando il Paese era stato praticamente svenduto all’Occidente.

In questa partita il governo e il parlamento italiano sono parte attiva, hanno violato e continuano a violare gli articoli 11, 78 e 87 della Costituzione, in questi giorni, inoltre, il governo ha fatto carta straccia della legge 185 del 1990 che vieta l’esportazione di armi a paesi belligeranti ed ha decretato la fornitura di materiale bellico al governo ucraino del valore di centinaia di milioni di euro.

L’Italia è sempre più attore di rilievo del complesso imperialista economico e militare guidato da NATO e Stati Uniti relativamente alla cui potenza basterà ricordare alcuni dati:

·   La NATO ha una spesa militare che supera la metà di quella mondiale totale, e con quella dei suoi partner ed alleati arriva a quasi il 75%.

·   La spesa militare NATO è quasi 17 volte più grande di quella russa.

·   L’Alleanza Atlantica ha scelto unanimemente di opporsi alla adesione del Trattato di Proibizione delle armi nucleari e sta installando nuove batterie missilistiche in Polonia e nei paesi baltici puntate sulla Russia.

·   Per quanto riguarda gli Stati Uniti va detto che hanno deciso di sostituire a partire da maggio le armi atomiche B61 con le nuove più pericolose B61-12 nelle basi di Ghedi e di Aviano .

Siamo di fronte ad un rischio maggiore della Guerra fredda in cui si contrapponevano due universi di valori. Questa guerra rischia di degenerare e diventare di nuovo conflitto mondiale.

 Dobbiamo impedire che questo scontro interimperialistico precipiti l’umanità verso la propria distruzione, è necessaria una grande mobilitazione popolare:

Domenica 6 marzo dalle ore 14:30 presidio/manifestazione alla base nucleare di Ghedi (via Castenedolo 85)

Ritiro immediato dei cacciabombardieri dispiegati ai confini dell’Ucraina e della Russia

Via tutte le bombe atomiche dall’Italia (Ghedi e Aviano)

No all’invio di truppe in Europa orientale

Chiusura di tutte le basi NATO e USA in Italia

Ritiro dell’esercito italiano dalle missioni all’estero

Fuori l’Italia dalla NATO e fuori la NATO dall’Italia

CHI NON SI OPPONE è COMPLICE