di Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Jacopo Ricci, Massimo Scalia
3 gennaio 2022
La decisione della Commissione Europea di forzare la mano inserendo nelle energie rinnovabili anche nucleare e gas fossile va fermata. E’ un grave errore che contraddice le scelte fin qui fatte per dare alla questione ambientale e climatica la centralità che deve avere nelle scelte della transizione ecologica.
Solo alcuni mesi fa le proposte della Commissione erano volte a scelte impegnative come l’accelerazione per investire sulle energie rinnovabili (sole, acqua, vento, terra) per raggiungere gli obiettivi contenuti nel piano della Commissione “Fit for 55%”.
I poteri economici e la speculazione finanziaria legati alle energie fossili hanno reagito a queste proposte provocando un aumento dei prezzi del gas e dei derivati dal petrolio senza precedenti, che non trovano giustificazioni nella ripresa economica mondiale, per condizionare le scelte europee, per ottenere vantaggi immediati, per rinviare il più possibile la sostituzione dei combustibili fossili nella produzione elettrica. Al punto che le navi dagli Usa vengono a vendere in Europa il loro shale-gas sfruttando l’enorme differenza dei prezzi.
Gli impegni presi dal G20 e dalla Conferenza di Glasgow Cop 26 poche settimane fa, già inadeguati, per contenere l’aumento della temperatura entro 1,5 gradi sono ora contraddetti pesantemente, malgrado la gravità delle conseguenze del cambiamento climatico siano sotto gli occhi di tutti.
Non avevano del tutto torto i giovani che hanno commentato gli impegni presi sul clima come un bla bla.
La Commissione Europea, mentre si piega di fronte all’offensiva dei poteri economici e finanziari che vogliono continuare a puntare sui combustibili fossili e provano a rilanciare il nucleare (pericoloso, genera scorie radioattive), non assume una forte iniziativa a sostegno delle energie rinnovabili per arrivare al 40% di realizzazioni entro il 2025 come lei stessa ha raccomandato.
Per quanto riguarda l’Italia non si comprende perché il Ministero della Transizione Ecologica, già disattento ad eolico e fotovoltaico che pure sono il “petrolio nazionale”, non preveda neppure di usare gli oltre 7.000 MegaW disponibili con i pompaggi idroelettrici per garantire il bilanciamento dell’elettricità nella rete nei momenti di insufficienza. Inoltre, il Ministro si vanta di avere approvato investimenti nell’eolico per 700 MW, quando stando a Terna sono giacenti 40 domande inevase di eolico off shore per 17.000 MW che potrebbero portarci rapidamente a raggiungere il risultato previsto per il settore nel 2030 già nei prossimi anni. Occorrono piani, decisioni, investimenti incoraggiati e sostenuti.
Inoltre, le parole dell’Amministratore delegato dell’Enel Starace sono state chiare: E’ una follia dipendere dal gas. L’aumento dei prezzi del gas fossile dovrebbe convincere tutti che le 48 centrali a turbogas (Il Sole 24 24 Ore 7/12/21) in progetto per 20.000 MegaW di potenza sarebbero un disastro economico ed ambientale.
Del resto, l’energia da fonti rinnovabili costa già oggi di meno. L’aumento del gas non è frutto del destino ma di errori nei contratti di fornitura e del blocco delle vie di approvvigionamento per ragioni che nulla c’entrano con le convenienze del nostro paese e dell’Europa.
Il Ministro Cingolani e l’insieme del Governo hanno gravi responsabilità per avere lasciato il nostro paese alla mercè della speculazione sui fossili, impiegando molti miliardi pubblici ma del tutto insufficienti a fronteggiare questa speculazione, straparlando di nucleare di quarta generazione, che comunque sia non è disponibile oggi, al solo fine di strizzare l’occhio alla pressione francese sul nucleare, dimenticando che ben 2 referendum hanno bocciato il nucleare in Italia.
La Francia sostiene il nucleare per ragioni di politica di potenza, per il rapporto tra nucleare civile e militare (force de frappe) che è sempre stato un ostacolo alla costituzione di un esercito europeo, per i costi spropositati del nucleare francese a carico dello Stato. Per questo Macron punta ad attingere ai 40 miliardi del NGEU che l’Europa passerà alla Francia senza chiederne la restituzione e spera di ottenere altri finanziamenti a condizioni migliori. Altri paesi sostengono questa scelta nucleare ma l’Italia non può e non deve farlo, al contrario deve schierarsi con Germania, Austria ed altri paesi che si sono espressi contro la proposta della Commissione.
Nucleare e gas non debbono entrare nella tassonomia verde europea perché non sono fonti rinnovabili e quindi va bloccato il loro accesso ai finanziamenti del recovery fund.
Il nuovo governo tedesco, ad esempio, ha indicato una transizione ecologica per la Germania, confermando la chiusura di 3 centrali e l’uscita dal nucleare entro la fine del 2022, con obiettivi al 2030 che possono essere un riferimento anche per l’Italia.
Non è certo la filosofia del “liberi tutti”, che il Governo sembra ora volere perseguire, quella che realizza gli impegni e le promesse del Presidente Draghi nel G20 e nella Cop 26 per fronteggiare l’alterazione del clima e le sue conseguenze.
Per queste ragioni chiediamo al Governo di bocciare la proposta della Commissione di inserire nucleare e gas fossile nella tassonomia europea, ora al vaglio dei 27 Stati e del Parlamento europeo.
Promosso da: Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, Laudato Sii, Nostra
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