Articoli dalla Bottega del Barbieri
di Tommaso Di Francesco, Antonio Mazzeo, Luca Martinelli, Salvatore Palidda
Draghi risponda ai cinquanta premi Nobel
«La spesa militare mondiale è raddoppiata dal 2000. Si avvicina a 2 trilioni di dollari Usa all’anno, ed è in aumento in tutte le regioni del mondo – sostengono i Nobel – i singoli governi sono sotto pressione per aumentare le spese militari perché gli altri lo fanno». È la corsa agli armamenti.
Certo non è la messa in pratica della parola d’ordine del movimento operaio all’inizio del secolo breve, ripresa, tutti ricorderanno, dal presidente Sandro Pertini: «Si svuotino gli arsenali di armi, si riempiano i granai», ma la proposta avanzata ieri con un appello sottoscritto da cinquanta premi Nobel e accademici di ogni paese – tra gli altri da Carlo Rubbia e Giorgio Parisi -, è davvero molto importante. Soprattutto perché probabilmente con la moralità di chi sente necessaria una restituzione di verità – quanta scienza è stata abusata dalla ricerca militare per distruggere invece che per costruire? – si rivolge in modo semplice e diretto ai governi del mondo.
Che cosa dichiara e chiede l’appello? Di negoziare una riduzione equilibrata della spesa militare globale che darebbe l’avvio ad un grande «dividendo globale per la pace», liberando enormi risorse da utilizzare per i gravi problemi dell’umanità: pandemie, riscaldamento globale, povertà estrema. E lo fa subito con una denuncia che fotografa l’attuale condizione del pianeta alle prese con ogni specie di conflitto armato: «La spesa militare mondiale è raddoppiata dal 2000. Si avvicina a 2 trilioni di dollari Usa all’anno, ed è in aumento in tutte le regioni del mondo – sostengono i Nobel – i singoli governi sono sotto pressione per aumentare le spese militari perché gli altri lo fanno». È la corsa agli armamenti.
Un colossale spreco di risorse che potrebbero essere utilizzate molto più saggiamente». È il circolo vizioso di più armi più guerra, più guerra più armi – sempre più sofisticate – dal quale non solo non si esce ma sempre più diventa un mare di sabbie mobili. Per una corsa agli armamenti raddoppiata in 20 anni che ha generato solo conflitti mortali devastanti. La proposta? «I governi di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite negozino una riduzione comune delle loro spese militari del 2% ogni anno, per cinque anni. La logica della proposta è semplice: le nazioni avversarie riducono le spese militari, quindi la sicurezza di ogni paese è aumentata, mentre deterrenza e equilibrio sono preservati.
Proponiamo che metà delle risorse liberate da questo accordo siano destinate a un fondo globale, sotto la supervisione delle Nazioni Unite, per affrontare i gravi problemi comuni dell’umanità… L’altra metà resti a disposizione dei singoli governi». Insomma, insistono i Nobel: «Collaboriamo, invece di farci guerra». Troppo semplicistico? Mica tanto. Facciamo pure noi i nostri conti in tasca. In Italia 26 miliardi di euro son spesi annualmente dal ministero della Difesa, equivalenti a una media di oltre 70 milioni di euro al giorno – a fronte dei peggiori salari del Continente, delle spese sanitarie mancanti e dell’accanimento sul reddito di cittadinanza.
A questi si aggiunge per i prossimi anni un fondo di 30 miliardi di euro stanziati a fini militari dal Ministero dello Sviluppo economico e di altri 25 richiesti dal Recovery Fund. Nei prossimi anni, come richiesto dalla Nato e ribadito dagli Usa, occorre passare ad almeno 36 miliardi di euro annui, equivalenti a una media di circa 100 milioni di euro al giorno. Nel mondo ogni minuto si spendono circa 4 milioni di dollari a scopo militare. Nel 2020 la spesa militare mondiale ha quasi raggiunto i 2.000 miliardi di dollari, il più alto livello dal 1988 al netto dell’inflazione.
La spesa militare mondiale è trainata da quella statunitense, salita a circa 770 miliardi di dollari annui (stime del Sipri, 3 volte la spesa militare della Cina e 12 volte quella della Russia). La cifra rappresenta il budget del Pentagono, comprensivo di operazioni belliche. E con altre voci di carattere militare siamo al totale di oltre 1.000 miliardi annui.
Qualcuno subito dirà dell’ingenuità dell’appello dei premi Nobel: il 2% alla fine comunque legittimerebbe che l’altro 98% venga comunque utilizzato per la guerra. Ma attenzione, questo risparmio che, fatti i conti su 2 trilioni di dollari, vorrebbe dire mille miliardi di lire stornati per la pace e le necessità vitali dell’umanità, non corre alcun il rischio – vorremmo essere smentiti – di essere approvato da nessun governo del mondo impegnato a chiacchiere nella «transizione ecologica» con gli arsenali pieni di armi, anche atomiche.
Giacché tutti sono attivi nella corsa al riarmo, perfino con il ricatto dell’occupazione – che pesa anche sul sindacato , perché un vero discorso sulla riconversione dell’industria bellica non è mai diventato pratica diffusa. Tutti, a partire dal governo Draghi che più volte ha annunciato un «riarmo» mentre avvia i traffici più oscuri di vendita di armamenti a regimi corrotti e dittatoriali, se non addirittura in guerra o che occupano altri Paesi.
Un governo Draghi impegnato con Macron e altri leader europei – pensate agli «ecologici» droni armati che suggellano il patto di governo verdi-socialdemocratici in Germania – non a ridurre la spesa per le armi ma «semplicemente» a raddoppiarla con la cosiddetta Difesa europea. Intesa non come alternativa alle spese gravose per l’Alleanza atlantica, ma come aggiunta doppia, come rinforzo della Nato che resta centrale – anche nell’attivare nuove crisi e guerre dopo quelle disastrose che l’hanno vista protagonista. Porga l’ascolto e risponda dunque Draghi all’appello dei 50 accademici e premi Nobel.
(*) sul quotidiano «il manifesto» del 15 dicembrequi è possibile leggere l’appello dei premi Nobel in molte lingue: https://www.change.org/p/the-50-nobelists-appeal-spend-less-on-the-military-more-on-human-welfare.
E c’è anche una raccolta di firme online, cfr Change.org: The 50 Nobelists’ appeal: spend less on the military, more on human welfare
ECCO I PRIMI FIRMATARI
1. Hiroshi Amano (Nobel per la fisica)
2. Peter Agre (Nobel per la chimica)
3. David Baltimore (Nobel per la medicina)
4. Barry C. Barish (Nobel per la fisica)
5. Steven Chu (Nobel per la fisica)
6. Robert F. Curl Jr. (Nobel per la chimica)
7. Johann Deisenhofer (Nobel per la chimica)
8. Jacques Dubochet (Nobel per la chimica)
9. Gerhard Ertl (Nobel per la chimica)
10. Joachim Frank (Nobel per la chimica)
11. Sir Andre K. Geim (Nobel per la fisica)
12. Sheldon L. Glashow (Nobel per la fisica)
13. Carol Greider (Nobel per la medicina)
14. Harald zur Hausen (Nobel per la medicina)
15. Dudley R. Herschbach (Nobel per la chimica)
16. Avram Hershko (Nobel per la chimica)
17. Roald Hoffmann (Nobel per la chimica)
18. Robert Huber (Nobel per la chimica)
19. Louis J. Ignarro (Nobel per la medicina)
20. Brian Josephson (Nobel per la fisica)
21. Takaaki Kajita (Nobel per la fisica)
22. Tawakkol Karman (Nobel per la pace)
23. Brian K. Kobilka (Nobel per la chimica)
24. Roger D. Kornberg (Nobel per la chimica)
25. Yuan T. Lee (Nobel per la chimica)
26. John C. Mather (Nobel per la fisica)
27. Eric S. Maskin (Nobel per l’economia)
28. May-Britt Moser (Nobel per la medicina)
29. Edvard I. Moser (Nobel per la medicina)
30. Erwin Neher (Nobel per la medicina)
31. Sir Paul Nurse (Nobel per la medicina e presidente emerito della Royal Society)
32. Giorgio Parisi (Nobel per la fisica)
33. Jim Peebles (Nobel per la fisica)
34. Sir Roger Penrose (Nobel per la fisica)
35. Edmund S. Phelps (Nobel per l’economia)
36. John C. Polanyi (Nobel per la chimica)
37. H. David Politzer (Nobel per la fisica)
38. Sir Venki Ramakrishnan (Nobel per la chimica e presidente emerito della Royal Society)
39. Sir Peter Ratcliffe (Nobel per la medicina)
40. Sir Richard J. Roberts (Nobel per la medicina)
41. Michael Rosbash (Nobel per la medicina)
42. Carlo Rubbia (Nobel per la fisica)
43. Randy W. Schekman (Nobel per la medicina)
44. Gregg Semenza (Nobel per la medicina)
45. Robert J. Shiller (Nobel per l’economia)
46. Stephen Smale (Medaglia Fields per la matematica)
47. Sir Fraser Stoddart (Nobel per la chimica)
48. Horst L. Stoermer (Nobel per la fisica)
49. Thomas C. Suedhof (Nobel per la medicina)
50. Jack W. Szostak (Nobel per la medicina)
51. Olga Tokarczuk (Nobel per la letteratura)
52. Srinivasa S. R. Varadhan (Premio Abel per la matematica)
53. Sir John E. Walker (Nobel per la chimica)
54. Torsten Wiesel (Nobel per la medicina)
55. Roberto Antonelli (Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei)
56. Patrick Flandrin (Presidente dell’Academie des Sciences, Francia)
57. Mohamed H.A. Hassan (Presidente della World Academy of Sciences)
58. Annibale Mottana (Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei)
59. Anton Zeilinger (Presidente dell’Academy of Sciences, Austria)
60. Carlo Rovelli and Matteo Smerlak, organizzatori.
“Non vendete armi ai sauditi” … ma Leonardo continua i suoi affari di morte, mentre Renzi e Minniti guidano il drappello degli amici del regno
di Antonio Mazzeo(*) per continuare a leggere: https://www.labottegadelbarbieri.org/crimini-di-guerra-non-vendete-armi-ai-sauditi/
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